Le nostre considerazioni in merito alle dichiarazioni di Paolo Clivati sullo stop al progetto per una centrale a carbone ad Ottana
Spiace molto
constatare che le questioni relative alla conservazione della fauna
selvatica e al valore aggiunto determinato dalle presenze di alcune
entità faunistiche di valenza europea non vengano prese in seria
considerazione dal Sig. Clivati, e ancor di più che siano oggetto di
banale denigrazione e di affermazioni di basso profilo da parte di
chi evidentemente non è abituato a fare i conti con cittadini
responsabili e informati e perché no, anche con le galline
prataiole.
Spiace anche che
venga utilizzato un argomento di ricatto sensibile agli occhi
dell’opinione pubblica: la minaccia della perdita di posti di
lavoro, trascurando il fatto che nel Marghine operano oltre 1.200
aziende zootecniche che assicurano posti di lavoro e produzioni
agro-alimentari di qualità grazie all’elevata naturalità del
territorio, che potrebbe subire danni irreparabili dalla presenza di
una centrale a carbone.
Il Sig Clivati
tace invece sulle vere motivazioni che hanno determinato la richiesta
da parte della Regione Sardegna di una procedura più complessa
(appunto la V.I.A.) a garanzia della salute dell’uomo,
della salubrità del territorio e delle produzioni
agro-alimentari e della tutela di
ambienti straordinari presenti nella piana di Ottana e nella Media
Valle del Tirso, ambienti unici e rari a livello europeo, ricchi di
biodiversità; una risorsa sulla quale investire per il nostro presente e il
nostro futuro.
Le criticità del
progetto di riconversione a carbone della centrale di Ottana,
rilevate dal SAVI, infatti riguardano i seguenti aspetti:
- lo scenario emissivo non è allineato alle migliori tecnologie disponibili;
- il progetto non prevede l’utilizzo di sistemi di abbattimento degli inquinanti emessi dal camino della caldaia, in particolare di NOx e SO2;
- la conversione a carbone determina una variazione nelle emissioni del camino della caldaia con riferimento a polveri fini (PM10 e PM2,5), microinquinanti (tra i quali metalli), e anidride carbonica, nonché aggiuntive sorgerti di polveri (diffuse e convogliate) conseguenti allo stoccaggio/movimentazione del carbone;
- la mancata quantificazione delle emissioni riferite al caso specifico e confrontate con dati di monitoraggio dello stato attuale, nonché la mancata applicazione delle migliori tecnologie disponibili per l’abbattimento degli inquinanti, non permette di escludere impatti negativi sulla qualità dell’aria e sulla salute umana.
Invitiamo il Sig.
Clivati, piuttosto che andare alla ricerca di improbabili aitanti
galli nei pollai del territorio (a contratto Co.co.co.?), a rivedersi
i concetti di Biodiversità e di Conservazione, ad approfondire le
funzioni delle risorse naturali presenti nel territorio e a valutare
gli effetti che il suo progetto può determinare sull’ambiente e
sulla salute dei cittadini, che poi è ciò che chiede la Legge.
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