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lunedì 3 marzo 2014

Sognando contratti Co.co.co.


Spiace molto constatare che le questioni relative alla conservazione della fauna selvatica e al valore aggiunto determinato dalle presenze di alcune entità faunistiche di valenza europea non vengano prese in seria considerazione dal Sig. Clivati, e ancor di più che siano oggetto di banale denigrazione e di affermazioni di basso profilo da parte di chi evidentemente non è abituato a fare i conti con cittadini responsabili e informati e perché no, anche con le galline prataiole.

Spiace anche che venga utilizzato un argomento di ricatto sensibile agli occhi dell’opinione pubblica: la minaccia della perdita di posti di lavoro, trascurando il fatto che nel Marghine operano oltre 1.200 aziende zootecniche che assicurano posti di lavoro e produzioni agro-alimentari di qualità grazie all’elevata naturalità del territorio, che potrebbe subire danni irreparabili dalla presenza di una centrale a carbone.

Il Sig Clivati tace invece sulle vere motivazioni che hanno determinato la richiesta da parte della Regione Sardegna di una procedura più complessa (appunto la V.I.A.) a garanzia della salute dell’uomo, della salubrità del territorio e delle produzioni agro-alimentari e della tutela di ambienti straordinari presenti nella piana di Ottana e nella Media Valle del Tirso, ambienti unici e rari a livello europeo, ricchi di biodiversità; una risorsa sulla quale investire per il nostro presente e il nostro futuro.

Le criticità del progetto di riconversione a carbone della centrale di Ottana, rilevate dal SAVI, infatti riguardano i seguenti aspetti:
  • lo scenario emissivo non è allineato alle migliori tecnologie disponibili;
  • il progetto non prevede l’utilizzo di sistemi di abbattimento degli inquinanti emessi dal camino della caldaia, in particolare di NOx e SO2;
  • la conversione a carbone determina una variazione nelle emissioni del camino della caldaia con riferimento a polveri fini (PM10 e PM2,5), microinquinanti (tra i quali metalli), e anidride carbonica, nonché aggiuntive sorgerti di polveri (diffuse e convogliate) conseguenti allo stoccaggio/movimentazione del carbone;
  • la mancata quantificazione delle emissioni riferite al caso specifico e confrontate con dati di monitoraggio dello stato attuale, nonché la mancata applicazione delle migliori tecnologie disponibili per l’abbattimento degli inquinanti, non permette di escludere impatti negativi sulla qualità dell’aria e sulla salute umana. 
Invitiamo il Sig. Clivati, piuttosto che andare alla ricerca di improbabili aitanti galli nei pollai del territorio (a contratto Co.co.co.?), a rivedersi i concetti di Biodiversità e di Conservazione, ad approfondire le funzioni delle risorse naturali presenti nel territorio e a valutare gli effetti che il suo progetto può determinare sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, che poi è ciò che chiede la Legge.






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